Passa ai contenuti principali

Il VERO standard dell’… American Staffordshire Terrier


-Omaggio a Valeria Rossi-

il vero standard dell' amstaff
ORIGINI E STORIA: anche in questo caso bisogna assolutamente parlare della storia della razza: perché la storia dell’Amstaff merita una menzione d’onore. Sullo stupidario cinofilo, però.
E’ la dimostrazione più eclatante di quanto sia imbecille il lato a due zampe della cinofilia. L’unica consolazione sta nel fatto che magari noi pensiamo che siano “diventati” imbecilli i Kennel club e le società specializzate moderne: invece no, erano già imbecilli nell’800.
La storia è questa: a quel tempo i combattimenti di cani erano assolutamente legali ed erano anche uno “sport” (bleah) molto seguito.
L’unica cosa buona, in tutto questo, era che c’erano delle regole precise nei combattimenti (oggi non più) e c’era un’accuratissima selezione genetica. Funzionava un po’ come oggi con i cavalli del Palio di Siena: allevati con passione, trattati come beni preziosi, amati e coccolati fino al momento della gara.
Se poi lì crepavano, pazienza.

Comunque, i cani da combattimento erano ufficialmente tali, pubblicizzati su giornali e riviste: e si chiamavano “pit bull terrier”, perché il pit è appunto il recinto in cui si svolgono i combattimenti.
A fine ‘800, in America, i combattimenti vennero finalmente dichiarati fuorilegge: ma contemporaneamente accadde un’altra cosa.
In America la cinofilia non è un monopolio, come in Italia: ci sono diversi Enti cinofili, ognuno con i suoi inciuci e i suoi legami politici (questo, invece, preciso uguale all’Italia). In quel periodo accadde che l’American Kennel Club (AKC) acquistasse maggior peso politico rispetto all’ United Kennel Club (UKC): quindi gli allevatori di pit bull, che fino a quel momento erano quasi tutti UKC, decisero di iscriversi all’AKC. Ma l’AKC, che ci teneva ad apparire ligio alle nuove leggi (altrimenti il nuovo splendore politico se lo sarebbe giocato) disse: “Va bene, basta che gli cambiate nome perché di “pit”non vogliamo più sentir parlare”.
Alcuni allevatori, legatissimi alla gloriosa storia della razza, risposero “Ma andatevene un po’ affa’…”, e rimasero nell’UKC (più tardi, nel 1909, nacque un altro Club dedicato solo ai pit bull: l’American Dog Breeders Association); altri dissero “va bene” e i loro pit bull, dal giorno dopo, si chiamarono “Staffordshire terrier”. Non i discendenti, eh: gli stessi identici cani!

Dopodiché l’AKC, che già riconosceva il Bull Terrier (razza inglese), vide bene di riconoscere lo Staffordshire Bull terrier (altra razza inglese): allora gli ex pit bull ed ex staffordhire terrier divennero “American Staffordshire terrier”, cosa che secondo l’AKC avrebbe dovuto far chiarezza.
Come no.
Con nomi così ben distinti come American Staffordshire Terrier, Staffordshire Bull Terrier e Bull terrier, come ci potrebbe mai confondere? Suvvia!
Forse per questo l’American Staffordshire Terrier venne abbreviato in “amstaff” (abbreviazione che da qui in avanti userò anch’io, perché altrimenti ogni volta ci metto un quarto d’ora a scrivere il nome della razza).
Intanto l’UKC, per non perdere iscrizioni e quindi soldi, decideva di riconoscere gli American Staffordshire registrati all’AKC (che però continuava a registrare come “pit bull”), mentre l’AKC accettava i pit bull solo se cambiavano nome (un po’ come se Ilona Staller avesse chiesto di entrare in un convento e le avessero detto: “Va bene, basta che non ti chiami suor Cicciolina perché suona malissimo”).
Così c’erano – e ci sono ancora oggi – cani che per un Club erano pit bull e per l’altro erano amstaff : poi lamentiamoci se la sciura Maria, quando ne vede uno, non riesce a capire di che cani si tratti.
Intanto l’AKC decideva che l’amstaff doveva diventare una razza da show, più elegante e più bellina di quella originaria (che, diciamolo, esteticamente era un po’ truzza): e la prima cosa che fece, per ottenere questo risultato, fu di tagliare le orecchie ai cani.
Ancora oggi, se qualcuno obietta che è una stupida barbarie, ti rispondono: “Eh, ma questo in origine era un cane da combattimento! E le orecchie si tagliavano perché gli avversari non potessero afferrarle”.
storia dell' amstaff

Un bel par di palle, visto che ai pit bull da combattimento le orecchie NON si sono mai tagliate: o almeno, non si sono tagliate con quello scopo (visto che i cani, quando combattono, a tutto si attaccano, meno che a quelle). Ma poi, santissimi imbecilli… volete prendere le distanze dai biechi personaggi che fanno combattere i cani, e gli tagliate le orecchie con la scusa della pratica usata nei combattimenti? Ma saranno scemi? La verità è che le orecchie agli Amstaff si tagliarono soprattutto per distinguerli dai pit bull, che le avevano quasi tutti integre. Per fortuna oggi molti allevatori hanno smesso di affettare inutilmente i cani, e moltissimi amstaff hanno le loro belle orecchie integre.

L’imbecillità dimostrata in passato ha trovato modi estremamente creativi di trasferirsi ai tempi moderni: infatti alcuni allevatori di amstaff, nel tentativo di far credere che i loro cani non c’entrassero niente con i combattimenti, hanno messo in giro la voce che l’AKC, in origine, registrasse come Amstaff solo cani che non combattevano da dieci generazioni. Per la serie: oggi le comiche.
Non esisteva, all’epoca, un pit bull che non combattesse: erano allevati per questo. Di giorno facevano i cani da famiglia, la sera andavano sul ring: un po’ come i pugili professionisti, insomma.
Un pit bull non combattente sarebbe stato un cane non selezionato (visto che la selezione avveniva SOLO sulle doti necessarie a combattere efficacemente) o un cane malriuscito.

Per fortuna dell’Amstaff, questa è una palla grossa come una casa: l’AKC, purché cambiasse nome, era disponibilissimo ad accettare cani che ancora stavano sputacchiando il sangue dell’avversario battuto dieci minuti prima…e va benissimo così, perché le doti che allora erano richieste in un buon combattente sono le stesse che oggi permettono all’Amstaff di essere un cane di grande tempra, instancabile, coraggioso e adatto a qualsiasi attività cinofila sportiva o sociale.
In compenso NON lo rende affatto un cane aggressivo sull’uomo, anzi: la selezione dei pit bull in tal senso era severissima. Se un cane si azzardava anche solo a ringhiare a un umano, la storia finiva lì, drasticamente e definitivamente (non è che a quei tempi la selezione andasse troppo per il sottile: chi non era ritenuto idoneo alla riproduzione veniva fatto secco all’istante).
NOTA: anche se quella delle dieci generazioni è una palla, ha fatto bene all’immagine della razza, come in questo aneddoto. Proprietaria di amstaff e due signore in negozio, la prima fa la classica domanda: “E’ un pit bull, vero?”
“No, è un american staffordshire terrier”.
E lei, rivolta all’amica: “Te l’avevo detto! Non hai visto che questo ha la faccia più buona?”

NOTA: di tutto quanto detto finora sull’origine della razza, al cinofilo stradale nun ne po’ frega’ de meno, perché lui ha la SUA personale teoria dalla quale nessun testo cinofilo riuscirà mai a smuoverlo.
Come in: “gli american staffosciair sono dei cuccioli di alano incrociati con quel cane cattivo che hanno creato in laboratorio per trasportare la droga e fare le battaglie dei cani”.

ASPETTO GENERALE: deve dare un’impressione di grande forza rispetto alla taglia. è un cane ben proporzionato, muscoloso ma agile ed elegante, non troppo lungo di gamba né con corportatura esile. Il suo coraggio è leggendario.
“Grande forza rispetto alla taglia” è la sintesi perfetta del connubio tra molosso e terrier, che infatti sta all’origine della razza. L’amstaff, però, la prende un po’ troppo alla lettera. Tipo: “c’ho la grande forza rispetto alla taglia, quindi se mi scatafascio contro una porta, anche se è grossa e spessa, vinco io”. Oppure “se dò una capocciata un albero, casca lui”.
E, ovviamente: “Ottanta chili di cane incazzoso? Sono più forte io”.
Il che potrebbe far pensare che il “coraggio leggendario” sia in realtà un’assenza totale di cervello.
Questo pensiero non è del tutto peregrino, ma ne riparleremo alla voce “carattere”.

VARIETA’ AMMESSE: la più diffusa, ovviamente, è il pizzbull (con le sotto-varianti prinzbull, sprizzbull ecc.).
Non mancano però i colpi di puro genio, come in “E’ uno Straccioscir?”, o in: “Guarda, mamma! UnTaffetà Bull Terrier!”.

CARATTERE ED ATTITUDINI: siccome sembra un pizzbull, la reazione media del cinofilo stradale è quello di saltare due metri più in là quando ne incrocia uno per strada, magari insultando il proprietario del cane a prescindere (come in: “Non si vergogna a girare per strada con un prinzbull?”).
La reazione dell’amstaff è quella di pensare: “Ma è scemo?”.

No, perché a lui l’idea di mordere qualcuno non passa nemmeno per l’anticamera del cervello. Gli umani, dal suo punto di vista, si dividono in due categorie: umani di casa, che servono ad essere coperti di baci, e umani estranei, da cagare zero. Come se proprio non esistessero. Se però gli fanno una coccola, rischiano di diventare i suoi migliori amici nel giro di tre secondi netti (e di essere coperti di baci).
L’idea di mordere un altro cane (solo se è del suo stesso sesso, altrimenti le idee sono tutt’altre: le femmine pensano solo a giocare, i maschi solo a trombare) può passargli invece per la mente: d’altronde le sue origini sono quelle che sono.
Però bisogna: a) che l’altro cane sia di pari taglia, o più grosso: altrimenti non vale neanche la pena di sprecarsi; b) che l’amstaff abbia voglia di litigare, cosa che non sempre succede perché, dopotutto, litigare è fatica (le sue origini saranno anche quelle che sono, ma tutta la storia successiva è quella di un cane da show e soprattutto da divano).
Certo che un amstaff, quando sgagna, sgagna: è un cane da presa, mica un labrador.
Però, se è ben socializzato fin da cucciolo e gestito in modo corretto da adulto, gli incidenti con altri cani sono rarissimi.
Gli incidenti con le persone invece no: ma il cane, porello, funge solo da causa scatenante. Poi è il proprietario che sacrosantemente si incazza quando lo accusano di girare col cane-killer, cosicché l’istinto da killer viene a lui e litiga di brutto.
Questa è una razza caldamente consigliata a santi e martiri. Altrimenti, prima o poi, con qualcuno si litiga.

Il VERO carattere dell’amstaff si può concentrare in questa semplice immagine: ON-OFF.
Quando è in posizione “off”, ha l’aria del cane più scazzato del mondo: ce l’ha perfino da cucciolo, proprio appena nato.
Ha sempre l’aria di dire “ma chi me lo fa fare”.

Chi me lo fa fare di alzarmi, sto tanto bene svaccato qui. Chi me lo fa fare di andare fin là. Chi me lo fa fare di sedermi o di darti la zampa. Chi me lo fa fare di vivere, che è una faticaccia immane.
In pratica, non gli dai cinque lire: sembra un cane assolutamente amorfo, uno di quelli che “sembra di non avere” da tanto che è buono… però, che palle, è pure di una noia mortale.
Chi incontra un Amstaff in posizione OFF non se ne innamora praticamente mai, a meno che il suo ideale di cane non sia quello di porcellana da mettere in giardino o il peluche della Trudi.
POI, però… non si sa quando né perché (a volte sì: per esempio quando risuona una ciotola, o si prende un guinzaglio o una palla. Altre volte senza alcun motivo apparente), l’Amstaff decide di passare in posizione ON. Allora, da un lato, esplode tutta la sua vitalità (che è praticamente infinita), mentre dall’altro viene messa a dura prova la pazienza dell’umano (che, di solito, infinita non è).

In queste occasioni si verifica anche il fatto a cui avevamo accennato all’inizio: il cane sembra totalmente sprovvisto di sensi elementari come quello del pericolo, della misura, delle proporzioni. Se poi sta giocando con un altro cane, l’effetto è esponenziale.
Ho visto personalmente due amstaff uscire dal loro box, in allevamento, e partire felici rincorrendosi in un prato, al centro del quale stava un trattore. Man mano che si avvicinavano al trattore, anziché frenare, la velocità aumentava: quindi pensai che avessero deciso di schivarlo all’ultimo momento.
Invece no: neanche per idea.
Ci si schiantarono entrambi contro a trecento all’ora, rimbalzando uno da una parte e uno dall’altra, per rialzarsi immediatamente e ricominciare ad inseguirsi beati come se nulla fosse successo.

Da questo si potrebbe dedurre che l’amstaff sia effettivamente insensibile al dolore, come si dice dei terrier di tipo bull, o che abbia almeno una tempra altissima: invece no. O meglio, dipende.
Se è LUI a decidere che deve sbattere contro un trattore a trecento all’ora (o se un altro cane gli sbatte contro stile trattore), allora non sente niente.
Se sei TU a pestargli una zampa per sbaglio, a piedi nudi, allora gli viene la tempra di un barboncino nano, urla un CAAAINNN disperato ed è pure capace di zoppicare per i dieci minuti successivi.
le origini dell'amstaff

TESTA: di cocco. Sia per la consistenza del contenitore (provate a prendere una capocciata da un Amstaff che vi fa le feste e capirete), sia per la caparbietà del contenuto. Che, per esserci, c’è. E quando vuole, funziona anche egregiamente.
L’Amstaff può sembrare totalmente sprovvisto di cervello quando tenta di attraversare una porta blindata per seguire il suo umano che l’ha parcheggiato fuori: ma la sua non è deficienza, è solo un ego smisurato.

Lui è davvero convinto di poter sfondare le porte blindate.
Se però si rende conto che non ci riesce, non solo è capace di aprire una maniglia con la zampa, ma saprebbe sicuramente trovare la combinazione di una cassaforte (purché contenga una bistecca. Altrimenti non ne vale la pena).
Insomma, quando deve fregare gli umani è veramente geniale: ma è TANTO geniale che non vuole farcelo capire, e allora si produce nelle facce da tontolone che potete osservare in queste foto.

OCCHI: scuri e rotondi, piazzati bassi sul cranio e ben distanti fra loro.
Ma anche furbissimi quando il cane sta studiando di combinarne una delle sue, nonché languidissimi quando l’ha combinata e l’hai beccato sul fatto.


NOTA: quando l’Amstaff è in posizione OFF, per quanto sembri rilassato, addormentato o direttamente in coma profondo, in realtà sta SEMPRE studiando la prossima che può combinare. Però, da adulto, se ne studia una alla volta: da cucciolone se ne studia una dozzina.
NOTA 2: le femmine se ne studiano di più dei maschi, perché come al solito sono più furbe e hanno più senso dell’umorismo. No, non è una battutina femminista del cavolo: non penso affatto che le donne siano più furbe e più ironiche dei maschi. Ma nei cani è un assoluto dato di fatto: i maschi son tontoloni, le femmine no. Per quanto riguarda gli Amstaff è giusto aggiungere che, quando leggerete sui libri la consueta e scontata frase “le femmine sono più dolci e docili”, NON dovrete prenderla sul serio.

Le femmine sono decisamente più stronzette, più difficili da addestrare (tenete presente che io sono fortemente convinta che più un cane è docile ed obbediente, più è tontolone inside) e perfino più carognette quando capita loro di litigare: non solo suonano le altre femmine, ma anche i maschi. E non solo quando questi cercano di montarle a tradimento (cosa che fanno tutte le femmine, e hanno pienamente ragione), ma anche per futili motivi, tipo “questa pallina E’MMIA e tu non ti devi permettere di toccarla” (anche se lei, in quel momento, era in tutt’altre faccende affaccendata e alla pallina non ci pensava manco di striscio).

Le femmine, però, sono solitamente della splendide mamme, pazienti e tenerissime anche quando i cuccioli se le magnano vive.
In questi momenti la faccia da “chi me l’ha fatto fare” diventerà talmente espressiva che il fumetto a sinistra sarebbe stato quasi superfluo…però sopportano lo stesso l’orda di barbari: e vedendo quella cagnona truzza truzza col faccione da kanekillerissimo che si coccola i suoi piccoli con tanto amore, solitamente i cuori umani si sciolgono e sale la lacrimuccia di commozione.
Al che la bieca profittatrice ci marcia e viene a darti le musatine con gli occhi da mortadefame, e tu le offri la bistecca che avevi sperato di salvare chiudendola in cassaforte.

MUSO: di media lunghezza, arrotondato nella parte superiore, si assottiglia decisamente sotto gli occhi. Mascelle ben definite. La mascella inferiore deve essere forte e con buona presa. Chiusura a forbice.
Le facce buffe, le facce da tontolone e i bacini in bocca non ci facciano MAI dimenticare che l’Amstaff è un cane da presa. Qui sono seria: un cane di questa potenza muscolare è un cane da persona responsabile. Però NON è un cane da “domatore”: un terrier di tipo bull non lo sottometterai mai con la forza bruta, perché non gli farai MAI paura. Con lui devi collaborare, gli devi spiegare cosa desideri da lui e perché. Se lo prendi con le maniere forti puoi ottenere solo due risultati: a) si chiude in se stesso, per la serie “mi spezzo ma non mi piego”; b) spezza te, o almeno qualche pezzettino di te (e fa pure bene: i domatori devono stare al circo. Anzi, neppure lì).

NOTA: l’amstaff è un cane “dal coraggio leggendario”, sì: ma QUANDO E’ ADULTO.
Il cucciolo è un cucciolo come tutti gli altri, fifone e insicuro, che può ritenere che una scala sia uno spaventoso abisso, un tuono il chiaro segnale della fine del mondo e un sacchetto di plastica che svolazza un drago a due teste.
Quindi il cucciolo va preso per mano (vabbe’, per zampa) e accompagnato a scoprire il mondo, acquisendo via via quella fiducia in se stesso che lo renderà presto il Superdog dei nostri sogni. NON va strapazzato, NON gli si devono sbattere le mani a due centimetri dalle orecchie “perché così impara a non aver paura dei rumori” eccetera eccetera. Insomma, non ci si deve comportare da perfetti imbecilli: che lungo la sua storia ne ha già incontrati abbastanza.

TRONCO: torace largo e disceso, costole ben cerchiate e profonde, blablabla.
Tutto ciò ha importanza in esposizione. Nella vita di tutti i giorni, l’unica cosa che vi interesserà sapere è che il tronco di un amstaff è robusto e pesante: cosache scoprirete non appena vi si schianterà addosso sul divano.
“Schiantarsi addosso” è precisamente quello che fanno i terrier di tipo bull (tutti). Il cane normale si comporta in modo più subdolo: si siede al vostro fianco e poi, pian piano, si espande.
Il terrier di tipo bull, no. Lui SALE. Punto. Salta su di peso con tutte e quattro zampe e si stravacca: che sotto ci sia tu o meno, non gli cambia una virgola. Probabilmente, nel momento in cui sale, non se ne accorge neppure: poi scopre che quella roba annaspante sotto di lui è il suo umano, e allora fa la faccia sorpresa, tipo: “Toh! Ma guarda! Anche tu qui?”, e gli dà tanti baci in bocca perché è contento di vederlo.

ARTI: anteriori diritti, con osso grosso e rotondo e metacarpi diritti, senza cenno di curvatura. Posteriore ben muscoloso.
Tutte cose perfettamente apprezzabili nella posizione di cui sopra, quando lui ti passeggia addosso o ti sculetta in faccia rigirandosi due o tre volte prima di piazzarsi definitivamente sulla tua pancia.

CODA: ecco, questa sì che è killer.
Quando te la sbatte sulle gambe capisci perfettamente il secondo martirio di San Sebastiano.

MANTELLO: corto, denso, duro al tatto e lucente, capace di infilarsi in qualsiasi tessuto e/o interstizio di casa tua. Il colore può essere di qualsiasi tinta unita, pezzato o bicolore (in questo caso uno dei due colori dev’essere il bianco).
Non sono da incoraggiare il bianco puro (anche perché se no lo scambiano tutti per un dogo argentino), il nero focato (se no lo scambiano per un rottweiler) e il fegato. Quando il cane ha un mantello di colore corretto lo scambiano comunque tutti per un pit bull (NOTA: i cani col naso color fegato, ovvero “red nose”, sono davvero pit bull. L’amstaff red nose non esiste). I mantelli pezzati con molto bianco piacciono particolarmente ai bambini (come in:”Guarda, mamma, una mucca nana!”).

Valeria Rossi

Post popolari in questo blog

I tappetini refrigeranti per cani possono essere pericolosi!

L'estate scorsa si è diffuso largamente l'uso dei tappetini refrigeranti per cani. Funzionano benissimo ma si sono verificati alcuni incidenti mortali. Alcuni cani (rosicchiatori abituali) hanno mangiato il gel refrigerante, contenuto all'interno dei tappetini, e sono morti. Per questo motivo, se il tuo cane è un distruttore abituale di materassini dovresti utilizzarlo solo in tua vigile presenza.

Cani e neonati: istruzioni per l'uso

[...]  L'aggressività predatoria sta probabilmente all'origine delle più gravi forme di aggressione dirette contro gli infanti e dovrebbe quindi godere di maggiore attenzione. Ogni anno, negli Stati Uniti, una decina di bambini muore perchè non si è stati in grado di indirizzare a dovere questo istintivo comportamento canino. Per fortuna l'incidenza di questi eventi è talmente bassa che è più probabile essere colpiti da un mattone caduto dall'alto piuttosto che dover affrontare una tragedia del genere; tuttavia, pur se rara, la cosa può verificarsi. Poichè la reazione naturale di un cane all'entrata in casa di un neonato è di tipo protettivo, l'istinto infanticida sembra alquanto inspiegabile. esiste però una interpretazione: il cane non riconosce subito il neonato come membro del branco, e la tragedia che ne deriva rappresenta un vero e proprio errore di identità. Questa teoria è supportata dal fatto che i neonati colpiti sono quasi tutti nella prima setti

Consigli per i cuccioli

L'acqua deve essere sempre a disposizione e deve essere sempre limpida e fresca. Le ciotole del cibo vanno ritirate dal pavimento sempre dopo i pasti. Se il cane non termina di mangiare, dopo dieci minuti, togli la ciotola e aspetta il pasto successivo prima di dargli nuovamente del cibo. Alcune volte potresti far mangiare il cucciolo direttamente dalle mani, in modo da creare una associazione positiva nei tuoi confronti. A sei/sette mesi passa a 2 pasti mattina e sera Dai 12 mesi sospendi le crocchette puppy e passa a quelle per adulti: un pasto o due al giorno. Gli eventuali premi alimentari fuori pasto (non sei un distributore automatico di snack, è sempre un baratto in cambio di un esercizio o di un comportamento voluto), diversi dalle usuali crocchette, vanno pesati e sottratti alla dose alimentare quotidiana. Piuttosto che comprare snack per cani pieni di additivi e schifezze (e sempre durante fasi di educazion