Chi non ha mai posseduto un
cane, non può sapere che cosa significhi essere amato.
- Schopenhauer -
Nell’addestramento
del cane, nelle attività e negli sport cinofili, si intende per
‘binomio’ l’insieme del cane e del suo conduttore.
Il
termine binomio non è scelto a caso, esso significa: coppia di
persone o di valori che, uniti insieme, formano un tutto organico o
ideale.
Tecnicamente
parlando il processo di addestramento è un ‘loop’ biunivoco;
quello che accade ad un lato del binomio si riverbera con frequenza
ciclica sull’altro lato e viceversa.
Cosa
significa questo in parole povere?
Semplificando
estremamente diciamo che l’addestratore e l’addestrato in realtà
si scambiano spesso di ruolo. Mentre il conduttore insegna al cane a
star seduto e calmo impara a sua volta ad assumere una postura
adeguata, a star quieto, sintonizzandosi sull’atteggiamento via via
richiesto.
Fondamentalmente
noi non insegniamo niente al cane: sa già sedersi, camminarci al
fianco, mettersi a terra, attendere. Siamo noi che dobbiamo farci
comprendere e assecondare nelle nostre richieste. Come afferma Karen
Pryor, anche se può apparire assurdo, il processo di addestramento è
principalmente un esercizio di autodisciplina dell’addestratore,
non dell’addestrato.
Gli
esercizi di educazione di base sono per il binomio fonte di
coordinazione psicomotoria e di sviluppo di comunicazione empatica.
L’attività
psicomotoria giova sicuramente all’apparato cerebrale,
cardiovascolare, polmonare e muscolo-scheletrico del binomio.
Esercizi
a base di salti, inoltre, stimolano il sistema nervoso autonomo
(simpatico e parasimpatico), innescando la produzione di endorfine.
Trenta
minuti circa di esposizione ai raggi solari, in condizioni
atmosferiche ottimali, stimolano la produzione di vitamina D3 da
parte degli organismi animali per il fabbisogno quotidiano.
Detto
ciò dovrebbe essere chiaro il beneficio derivante dal fare attività
all’aperto, lunghe passeggiate in luoghi verdi, frequentare un
corso di educazione di base, obbedienza, mobilità, o sport cinofili
per il binomio conduttore-cane, sia per persone abili che per
diversamente abili.
Generalizzando,
possiamo affermare che non esiste una marcata differenza fra questi
ultimi (abili e diversamente abili) nel processo di
apprendimento/addestramento del proprio cane. Ogni binomio ha la sua
storia e le sue dinamiche, per cui è alquanto riduttivo stabilire
dei ruoli, dei percorsi e dei traguardi fissi per categorie
generiche. Posso dirvi, per mia esperienza personale che, ad esempio,
un ragazzo milanese autistico che ha intrapreso un corso di
educazione di base, con un mio cucciolo di staffordshire terrier, ha
raggiunto risultati superiori a tanti conduttori ‘normodotati’
che conosco; contemporaneamente è diventato più socievole,
responsabile e disciplinato.
Non
importa se, ad esempio, non si possiede il dono della parola o
dell’udito, per qualsivoglia temporanea o permanente motivazione,
anzi: i cani sono più attenti alla nostra prossemica che alle nostre
parole! Anche un sordomuto può agevolmente addestrare un cane
attraverso un linguaggio fatto esclusivamente di segnali corporei,
gestuali. Grazie alla scoperta dell’addestramento mediante clicker
(o altro segnale acustico, luminoso,...) avvenuta per opera di
Skinner, anche persone in condizioni di semi-paralisi o altro
impedimento psico-motorio possono addestrare un cane semplicemente
schiacciando un cicalino.
Una
ulteriore tecnica (sia per abili che diversamente abili), spesso
molto efficace per l’apprendimento non verbale, prevede l’utilizzo
del ‘target’, un bersaglio che l’animale deve toccare con la
zampa od il naso, ad esempio.
In
alcuni stati americani si stanno ottenendo, nell’addestramento
cinofilo-terapeutico, risultati estremamente interessanti sia con
persone autistiche e down che con adolescenti e bambini affetti dalla
famigerata (sovrastimata) sindrome da iperattività ADHD (io resto
dell’idea: togliete ai bambini gli smartphone e ridategli un
cortile: torneranno a casa esausti come facevamo noi da piccoli!).
Ma
anche persone tetraplegiche sono in grado di condurre un cane in una
gara di agility dog!
Quindi,
riassumendo: dal punto di vista dell’addestramento, non è
possibile categorizzare comportamenti e tecniche in base al ‘tipo
umano’ che conduce il binomio. Bisogna passare dalla teoria alla
pratica, dai concetti alla realtà, evitando così l’errore più
grave che consiste nell’intellettualizzare il cane; un istruttore
attento e con la dovuta sensibilità può pianificare concretamente
un percorso istruttivo in base alla fisionomia e alla psiche del
binomio con cui interagisce.
L’unica
differenza sostanziale fra un binomio ‘normodotato’ ed uno
diversamente ‘dotato’ è che, nel secondo caso, l’addestratore
ha bisogno di interagire con gli psicoterapeuti che seguono la
persona disabile. Ove ciò non fosse è necessaria la collaborazione
attiva di uno psicoterapeuta umano non a digiuno di conoscenze
cinofile.