[…]
Un cane normale non assale mai uno sconosciuto che passa per la strada per morderlo. Piuttosto mette in guardia facendosi vedere e sentire. Ciascun membro di un branco di cani selvatici vigila permanentemente e avverte gli altri non appena nota qualcosa di sospetto. Si rivolgerà con aria minacciosa contro l'eventuale fonte di pericolo. Sarebbe un kamikaze se si gettasse subito allo sbaraglio. Inoltre, quello è un affare esclusivo del capo-branco...E' lui che decide se è il caso di dar battaglia o meno. Ma se è lui che dà il via al combattimento, tutti gli altri lo coadiuvano nella lotta.
Per il nostro cane siamo noi il capo-branco o perlomeno vorremmo esserlo. Pertanto spetta a noi decidere se ci si deve scontrare oppure no; se sì, il cane interverrà al nostro fianco, se fuggiamo, fuggirà con noi.
A mio parere l'errore fondamentale che si continua a fare è di considerare il cane come una specie di arma da difesa. Un'arma che scatta a comando. Chi pensa così è , meglio che lasci perdere i cani.
E' assurdo credere che il cane combatta per un capo-branco che rimane nelle “retrovie”. Ci sono bensì dei cani che lo fanno, ma essi mi fanno pensare a quelle vecchie armi ad avancarica, con le quali non si era mai del tutto sicuri che il colpo magari non rinculasse.
[…]
Un cane da difesa veramente efficiente non è necessariamente un cane aggressivo, deve bensì nutrire una fortissima passione per la caccia. Non si può certo dargli torto se diventa aggressivo quando il malvivente che tenta di bloccare lo assale sul serio. Si tratta infatti di autodifesa.
Non lo si può certo biasimare se nella foga del combattimento che ingaggia per trattenere l'uomo affonda i denti più dello stretto necessario. Anche durante i nostri giochi più piacevoli e cordiali capita spesso che il cane ci afferri più forte di quanto vorremmo. Ma impara facilmente che sta esagerando e reagirà poi alla più lieve esortazione.
L'addestramento nei riguardi dell'uomo dipende da quanto il cane ha imparato a obbedire ciecamente agli ordini del suo padrone. Infatti se un bricconcello s'intrufola nel padiglione del giardino per asportare degli attrezzi, non è che il cane, dopo averlo bloccato, debba poi anche sbranarlo.
Se durante le esercitazioni il cane minaccia a tal punto colui che simula il delinquente, che questi a fatica se la cava senza danno, vuol dire che nel cane c'è qualcosa che non va. Coloro che portano agli esami cani del genere dovrebbero venire respinti all'istante. Ed escludere i loro cani dagli allevamenti dovrebbe essere un dovere contemplato dallo statuto delle società.
Vi è bisogno infatti di cani intelligenti e sicuri, non di cani aggressivi.
Il bracciale [ la manica] usato durante le esercitazioni dovrebbe servire solamente a proteggere chi simula il delinquente da un eccessivo zelo del cane e per evitare che nella foga dell'eccitante caccia affondi troppo i denti nella carne. Non dovrebbe servire a proteggere il bersaglio dalle aggressioni malvagie di cani male allevati e male addestrati. Ciò dovrebbe essere previsto sugli statuti delle società di allevatori, perché cani simili rappresentano un pericolo pubblico, quando invece dovrebbero essere una protezione per la comunità.
E. Trumler – Il cane preso sul serio